Questa ricerca, è completa e non lascia spazio alla fantasia. Se ne parla da oltre 2000 anni! L’idea infatti di collegare la Sicilia al Continente ha origini molto antiche. I primi progetti risalgono all’epoca dei romani che avevano realizzato un ponte di barche.
- Il tentativo è narrato da Plinio il Vecchio che parla della costruzione, voluta dal Console Lucio Cecilio Metello nel 251 a. c. per trasportare, dalla Sicilia, 140 elefanti da guerra catturati ai Cartaginesi nella battaglia di Palermo durante la prima guerra Punica.
- Nonostante i propositi di vari Governi nel corso dei secoli (per esempio Carlo Magno e Roberto il Guiscardo), le oggettive difficoltà dovute alle condizioni ambientali dello stretto, caratterizzate dai fondali marini irregolari e molto profondi (oltre 100 m.), da tumultuose correnti marine e da forti venti in una zona a elevata sismicità, fecero sì che la costruzione di un ponte rimanesse sempre un sfida impossibile per l’ingegneria del tempo.
- Nel 1840 anche Ferdinando II di Borbone Re delle Due Sicilie pensò alla realizzazione di un ponte incaricando un gruppo di architetti e di ingegneri dell’epoca di fornirgli idee per la costruzione. ma dopo averne costatata la fattibilità poi preferì rinunciare per l’eccessivo costo dell’opera. non ammortizzabile per le casse del Regno.
- Nel 1870 si parlò dell’attraversamento stabile dello stretto di Messina con il tunnel sottomarino dell’ingegner Carlo Navone, 110 e lode al Politecnico di Torino con tesi su un passaggio ferroviario lungo 22 km. Il progetto che si ispirava a quello di Napoleone di una galleria sotto la Manica ma, ovviamente non se ne fece nulla e lo stesso accadde per un progetto di ponte sospeso studiato nel 1883 e di una galleria sottomarina nel 1921.
- Nel 1934 il Genio Navale presentò un progetto di ponte tra Punta Faro e Punta Pezzo e l’anno successivo suggerì invece la posa di un enorme tubo di acciaio sottomarino per il transito ferroviario e veicolare ma neanche questi progetti ebbero seguito.
- Negli anni 50 fu presentato, in un padiglione della fiera di Messina, il primo plastico di un ponte sospeso.
Negli anni 60 cominciarono gli interventi specifici del Ministero dei Lavori Pubblici. Nel 1969, l’ANAS promosse il famoso “concorso di idee per l’attraversamento dello stretto di Messina” che ebbe una partecipazione internazionale. Sei “ idee progetto” meritarono il primo posto ex aequo. Cinque prevedevano un collegamento sospeso tra le due coste e uno, noto come il “ponte di Archimede”, prevedeva un collegamento immerso nell’acqua, una sorta di tunnel a circa 30 m. di profondità. Ma solo nel 1981 fu istituita la SPA “Stretto di Messina” e presentato il progetto preliminare definitivo.
- Tra il 1981 al 1997, per il progetto vengono spesi 135 miliardi ma tutto fu fermato dal Governo di Prodi entrato in carica nel 2006.
- Ci fu un tentativo di ripartenza nel 2008 con il nuovo Governo Berlusconi, ma nel 2012 il Governo Monti bloccò il progetto in una maniera definitiva. Nel 2013 la società “Stretto di Messina” SPA fu messa in liquidazione e da allora è gestita da un Commissario. Nel 2016 il Presidente del consiglio Matteo Renzi ripropose la realizzazione del ponte affermando che avrebbe portato alla creazione di 100 mila posti di lavoro, data la portata dell’opera, con un impatto sulle economie regionali e locali assicurato, sia in fase di costruzione nella successiva gestione.
- Non si sa bene quanto sono costati questi decenni di progettazioni e false partenze. Nel 2009 La Corte dei Conti ha stimato che soltanto che dal1982 al 2005 si siano spesi 130 milioni di euro. Altri Enti . parlano di 600 milioni di euro e potrebbero quasi raddoppiare se lo Stato dovesse perdere la causa con la Società che aveva vinto l’appalto per la costruzione del ponte.
Molti pensano che il ponte di Messina sia una specie di chimera usata dai politici per raccogliere consensi in vista di consultazioni elettorali anche se il vero problema, è fare in modo che resti in piedi!
- Obiettivamente sarebbe auspicabile “qualcosa” per superare lo stretto di Messina in modo rapido e sicuro, senza inquinare l’ambiente e togliendo alla Mafia il monopolio e il reddito degli attuali traghetti.
- Supponiamo – per un momento - che il ponte sia già fatto…esista già ! Fino ad ora, l’Etna non ha mai dato grossi problemi…uscivano colate di lava che si riversavano nella “valle del bove” poi tutto si quietava.
Info Etna eruzione a QUESTO LINK
- Ora l’Etna sembra aver cambiato le sue abitudini…lapilli e cenere a oltre mille gradi di temperatura, scagliati a un Km di altezza, sarebbero ricaduti sul ponte che - quasi sicuramente - non avrebbe resistito al sovraccarico.
- E voi, immaginate di essere dentro l’auto, su quel ponte sotto una tempesta di fuoco, in una nuvola bollente e irrespirabile con visibilità zero!
- La batteria di un’auto elettrica, scoppierebbe in due minuti…il serbatoio di un’auto normale, pure!
Forse basterebbe questo per concludere che il ponte non si deve fare: L’Etna non è più il vulcano sornione di prima ma qualcosa di imprevedibile e letale. Ma c’è di più: nello stretto di Messina, si scontrano due “piattaforme continentali”.
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Lineamenti tettonici e geologici dello Stretto di Messina
La presenza di un braccio di mare stretto e profondo tra la Calabria e la Sicilia è l’espressione di una incipiente separazione che avviene lungo un sistema di faglie collegato all’Arco Calabro, una regione geologicamente molto dinamica. Lo Stretto di Messina è un’area cruciale dove diversi sistemi di faglie profonde convergono e interferiscono provocando terremoti, grandi frane sottomarine e deformazioni Gravitative Profonde di Versante e vulcanesimo.
- È una zona di svincolo, una sorta di perno che assorbe i movimenti di diverse strutture geologiche, tra le più attive e pericolose di tutto il Mar Mediterraneo.
- Sulla sponda tirrenica la litosfera africana si immerge in profondità e arretrando verso sud-est trascina con sé parte della Calabria e della Sicilia Nord-Orientale. ( La Sicilia sta allontanandosi dalla Calabria mentre, dall’altro lato, nello Ionio, sono presenti estesi sistemi di faglie che favoriscono la convergenza tra le placche africana ed eurasiatica ).
- Una fascia di deformazione ampia che coinvolge direttamente lo Stretto collega questi due sistemi di strutture tettoniche provocando lo sprofondamento dello Ionio occidentale, proprio di fronte allo Stretto. Queste ultime strutture sono profonde, lunghe decine di chilometri e molto attive, come dimostrato da fenomeni particolari come la risalita di fluidi profondi e processi vulcanici. L’Etna, il più grande e attivo vulcano europeo, si è formato proprio su una di queste strutture.
- Altro problema che da buon progettista, non posso capire è come si possa pensare di fissare i piloni di sostegno a qualcosa di mobile, a costante rischio di frane sottomarine!
- Poi c’è il vento che colpirebbe il ponte sulla fiancata esposta a nord - quasi mai viene da sud. Un mistral, vento di Nord-Ovest, di 100 Km/h, avrebbe una forza di ribaltamento di 660 tonnellate se fosse costante. Se fosse “a raffiche” potrebbe portare in oscillazione il ponte come una amaca appesa a due alberi e chi o cosa potrebbe smorzare l’oscillazione della struttura?
- Queste sono le principali ragioni che ci portano a sconsigliare caldamente la costruzione di un’opera che…sarebbe bella e prestigiosa se si potesse “reggere” ma che invece squalificherebbe l’Italia - in eterno- di fronte al mondo intero!
- Non dimentichiamo di essere riusciti a far crollare il ponte Morandi di Genova che era mille volte più semplice e sicuro in ogni suo aspetto.
- Ma qualcosa serve e deve essere un’idea diversa da un ponte che poggi solo sulla “grandeur dell’Italia” o sui consensi elettorali…qualcosa di sicuro che serva allo scopo driblando – mi si conceda il termine calcistico - tutti i rischi non controllabili che il ponte comporterebbe.
- Ė vero che esistono ponti più lunghi e forse più importanti e non crollano!
Il ponte che collega la Danimarca alla Svezia - ad esempio - è una bellissima opera, sicura e ben progettata.
Porta autocarri, treni e tutto il traffico auto ma…non è soggetto a correnti marine…non è in zona sismica…e i piloni di sostegno, poggiano su un fondale sabbioso dove i granelli di sabbia non sono stati “arrotondati” dal moto ondoso e si “legano” al cemento fornendo una solida base di appoggio.
I presupposti sono ben diversi dal ponte sullo stretto!
Dopo una seria ricerca e calcoli, ci sentiamo di dover sconsigliare un’opera costosissima ed insicura per orientarci verso una soluzione…meno spettacolare, ma molto più sicura…qualcosa di concettualmente semplice ma ad alto livello tecnologico e studiato per dare il massimo della sicurezza a persone, ai mezzi e alle merci.
Si potrebbe costruire una piattaforma alimentata da nuovi motori ecologici – come hanno i nuovi autocarri con un sistema di pilotaggio controllato da G.P.S. per “centrare al millimetro” il punto di arrivo anche con venti laterali molto forti...
- In caso di impreviste situazioni di pericolo…eruzioni di lapilli o cenere, tsunami a seguito di frane…correnti sottomarine difficili da contrastare, la piattaforma cambierebbe automaticamente rotta uscendo dallo stretto e allontanandosi verso sud – in mare aperto.
La Mafia non potrebbe gestire una soluzione tanto tecnologica e le esigenze reali sarebbero soddisfatte nel rispetto dell’ambiente e della sicurezza.
Morfologia e tettonica dell'area è una delle zone più sismicamente attive di tutta l'area Mediterranea. I risultati di una recente spedizione geofisica, Dta/Cnr, forniscono un nuovo quadro dell'assetto geologico-strutturale della regione. La ricerca è pubblicata su Scientific Reports (Nature Publishing Group)
La mattina del 28 Dicembre del 1908, un violento terremoto seguito da tsunami devastò la regione adiacente lo Stretto di Messina causando più di sessantamila vittime. Quale sia stata la sorgente sismica che causò il adiacente lo Stretto di Messina, e geometria del sistema di subduzione calabro-magrebide Lo Stretto di Messina terremoto del 1908 ed il successivo tsunami, è ancora motivo di dibattito. Nel corso dei secoli diversi forti terremoti si sono succeduti in quest’area, oggi densamente popolata e dove imponenti infrastrutture sono in via di pianificazione. Risulta dunque evidente la necessità di comprendere al meglio l’assetto strutturale dell’area per una corretta valutazione del rischio sismico e geologico.
Un passo in avanti verso la comprensione delle strutture attive che interessano l’area dello Stretto di Messina è stato fatto grazie ad uno studio geologico-geofisico condotto con la nave oceanografica Urania (campagna TIR10, ottobre 2010), da un gruppo di ricerca dell’ Università La Sapienza di Roma, degli Istituti di Scienze Marine (Ismar), di Geologia Ambientale e Geoingegneria (Igag) e per l'Ambiente Marino Costiero (Iamc) del Cnr, e dell’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Durante la campagna di ricerca, sponsorizzata dal Dipartimento di Scienze del sistema Terra e tecnologie per l'ambiente (Dta/Cnr) per un rilancio del Progetto Crop (Crosta Profonda), sono stati acquisiti nell’area dello Stretto e del margine tirrenico orientale nuovi profili di sismica a riflessione multicanale e dati batimetrici multifascio.
Nave oceanografica Urania |
Lo studio, pubblicato su Scientific Reports (www.nature.com/srep), ha messo in evidenza che la regione dello Stretto di Messina è interessata da un complesso sistema di faglie dove coesistono su brevi distanze, regimi tettonici diversi: estensionali, trascorrenti e compressivi. Infatti, diverse faglie attive sono state individuate anche nel settore settentrionale dello Stretto che si affaccia sul Mar Tirreno, dove inoltre è presente una vasta struttura ad anticlinale, anch’essa attiva, che interessa l’intera crosta superiore. Queste strutture sono interpretate dagli autori come dovute a traspressione destra, lungo una direttrice orientata WNW-ESW al largo della costa della Sicilia nord-orientale, che coesistono con quelle estensionali o trastensive del settore meridionale dello Stretto.
Questo complesso quadro strutturale sembra essere controllato dalla presenza di una zona di trasferimento diffusa tra la zona di subduzione di litosfera ionica al di sotto dell’arco calabro, che arretra velocemente verso SE, e la zona di subduzione al di sotto della Sicilia, che arretrando più lentamente in direzione N-S, si muove in moto relativo verso WNW.
Gian Franco Bonanni
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