Oltre due millenni fa, questo sistema funzionava benissimo.
Un vecchio proverbio recita che “il meglio è nemico del bene” e infatti - col volgere dei secoli - qualcuno ha pensato di “migliorare la democrazia” stravolgendone la sua stessa essenza e trasformandola in un cocktail di libertà inutili e diritti negati.
Charles Bukowski arriva a dire che… "La differenza tra la democrazia moderna e la dittatura è che in democrazia , prima si spendono soldi per votare poi danno gli ordini.
In dittatura invece, senza perdere tempo e soldi per votare, si danno subito gli ordini poi si spolpano - con multe - coloro che non li eseguono supinamente.
È vero che possiamo criticare il sistema senza essere obbligati a bere olio di ricino o cicuta ma è altrettanto vero che non possiamo fare nulla per cambiare le cose.
Il “governare”, cioè l’agire in nome e al servizio del popolo, si è via via trasformato in potere da esercitare a vantaggio proprio e del proprio partito: vengono tutelate primariamente le “caste” che maggiormente servono a sostenere il potere poi, con interesse e privilegi decrescenti, le altre caste minori.
Al popolo viene dato, ben dosato, quel tanto che basta per scongiurare la sollevazione popolare.
Tal genere di “democrazia” va difesa con leggi varate democraticamente da chi governa… leggi che tutelano lo “status quo” snaturando, di fatto, la natura della vera democrazia impedendo al “popolo sovrano” di essere sovrano concedendogli benignamente di essere solo popolo che, come tale, deve rispettare tutte le leggi che non vorrebbe.
Scioperi, cartelli, slogan, sondaggi di opinione che danno a gradimento zero chi governa, non sono considerati come esigenza morale ad andarsene ma come fastidioso “rumore di fondo” simile all’aspirapolvere del vicino di casa quando si ascolta musica classica.
Molti anni fa, i metalmeccanici fecero uno sciopero generale ad andarono a Roma in duecentomila: io c’ero quando verso metà pomeriggio, arrivò la notizia della dimissione del Governo!
Ora si può andare a Roma in cinque milioni senza che accada nulla perché prevale la tesi che, a dispetto del popolo, solo il potere può sfiduciare se stesso!
Se la “democrazia rappresentativa” è il migliore dei mondi possibili, la sua degenerata versione italiana è solo uno squallido tentativo di rendere presentabile qualcosa di indecente che presentabile non è: la nostra democrazia rappresentativa, altro non è che il modo per buggerare la gente col suo consenso.
Personalmente non ho mai ben capito cosa sia la democrazia rappresentativa: Norberto Bobbio, che ha dedicato tutta la sua lunga e laboriosa vita a questo tema, non ne viene a capo.
Indica come essenziali della democrazia rappresentativa una volta nove elementi, una volta sei, una volta tre.
Consideriamo comunque due elementi che vengono considerati dal Popolo come essenziali della democrazia, cioè il voto uguale – one man, one vote - come dicono gli anglosassoni e, secondo elemento, il voto libero.
Il voto non è uguale per la ragione illustrata da quella che viene chiamata la scuola élitista italiana dei primi del Novecento: Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto, Roberto Michels…
Dice Mosca: “Cento persone che agiscano sempre di concerto e d’accordo prevarranno sempre su mille che agiscano liberamente”.