Toccarla per privatizzarla, sarebbe una tragedia ma per migliorare alcune scelte organizzative e comportamenti - credo che non sarebbe male.
Mi sono ricordato della mia scuola elementare e vi racconterò qualcosa sperando che vi sia d’aiuto nel capir meglio il passato per migliorare il futuro.
La mia scuola elementare era in un vecchio palazzo miracolosamente risparmiato dalle bombe: “Non andate al piano di sopra – ci dicevano le maestre – perché la scala può crollare”!
Cinque classi di 30…32 bambini ognuna e non eravamo bambini “facili”.
La nostra attività pomeridiana preferita era la scoperta di residuati bellici lungo gli argini del fiume Lamone: avevo al massimo sei anni quando smontai la prima bomba a mano…
Con tubi di ferro pieni di esplosivo facevamo i missili: un compagno di scuola saltò in aria, mio cugino ci rimise la mano destra e un occhio quando gli scoppiò in mano un detonatore.
Cinque maestre: una abitava in Paese e le altre quattro venivano da Faenza su una vecchia Balilla.
C’era una bidella che aveva il compito di pulire le aule, rifornirle di legna, accendere le stufe d’inverno, aprire il portone alla mattina e chiuderlo finite le lezioni. Alloggio gratuito in una ala del rudere e stipendio simbolico.
Noi dovevamo avere il libro di lettura, il sussidiario, un quaderno a righe e uno a quadretti nonché un astuccio di legno con cannetta, pennini, gomma, matita e qualche pastello di infima qualità: anche i figli dei ricchi avevano le medesime cose!
Sulle copertine dei quaderni c’erano disegni e racconti che citavano esempi edificanti e sani principi.
Ogni aula, oltre ad avere banchi e cattedra, era attrezzata con lavagna, gessetti, una grande carta geografica d’Italia, un mappamondo e una stufa in terracotta a 4 piani per riscaldare in inverno!
Ci fu insegnato a leggere, scrivere e “fare di conto” ma le maestre non si limitarono a questo!
Ci fecero vedere, che una pallina di stucco da falegname, se messa nell’acqua, va a fondo ma… se si modella a forma di barchetta, lo stesso stucco galleggia!Ci fecero vedere che se si butta dentro ad una bottiglia a “collo largo” un batuffolo di ovatta imbevuto di alcool acceso e si appoggia un uovo sodo sul collo della bottiglia, l’uovo sodo é risucchiato all’interno perché l’ossigeno bruciando, ha lasciato il vuoto.
Chi l’avrebbe detto che l’aria pesa?...e che l’acqua, in montagna, bolle prima perché ha meno peso di aria sopra!
Un tegamino di coccio, un po’ di acqua e una fetta di tappo di sughero che galleggia: poggiando sul sughero un normale ago da cucire dopo averlo strofinato sul magnete di una dinamo da bicicletta, si vedeva che l’ago si orientava sempre nella stessa direzione: era una bussola!
Ora sapevamo da dove veniva il vento e disegnammo la rosa dei venti dentro due cerchi concentrici fatti – a matita- attorno un bicchiere e una tazza… nessuno aveva il compasso!
A persiane chiuse, facendo ruotare il mappamondo davanti ad una candela, ci fecero capire perché vengono il giorno e la notte e perché la notte, in inverno, è più lunga.
Spostando il mappamondo attorno alla candela, ci spiegarono il perché delle stagioni…
A candela accesa, spostando una mela attorno al mappamondo, ci spiegarono perché la luna ci mostra sempre la stessa faccia e il perché delle eclissi di luna e di sole.
In quarta elementare ci fu chiesto di partecipare ad una colletta per comprare un ricevitore Radio… tutti portarono qualcosa e il bottegaio del Paese ci mise il resto: fu così che a classi riunite nel grande corridoio, una volta alla settimana, si poteva ascoltare “La Radio per le scuole” trasmesso da mamma RAI!
Storie, nozioni, letture, giochi utili… la fantasia galoppava: mai sentito nulla di più bello. Questo era il filo conduttore che uniformava l’insegnamento sul territorio nazionale.
Ogni due mesi, da Faenza, veniva la Direttrice che entrava in tutte le classi facendo domande a noi per verificare lo stato di avanzamento dei programmi.
Quando mia figlia era alle elementari, un giorno il maestro disse:”è inutile che vi spieghi l’Italia se non sapete cosa avete vicino a voi”! E, per un mese, parlò di Bubano e di Mordano! No comment! Il maestro di mia nipote, diede un compito a casa per il fine settimana: dovevano comprare un certo numero di fogli formato A4 di carta costosissima, tagliarla e piegarla in un certo modo e incollare i pezzi formando una casetta. Un genitore con pochi soldi, comprò carta più economica.
Quando l’insegnante vide la “casetta” fatta dalla bambina, la stracciò di fronte alla classe…”Così imparate a rispettare il vostro insegnante”! Nessuno protestò per paura della bocciatura! Chi li controlla adesso questi bravi insegnanti che non rispettano i bambini?
Nella mia scuola elementare, in quarta e quinta ci fecero fare una serie di temi basati sull’osservazione dei fenomeni naturali:
Osservate l’acqua che scorre nel ruscello e descrivere tutto ciò che notate attorno agli ostacoli che l’acqua incontra… oppure “Il vento e le foglie”… “Osservando il cielo di sera”… “L’acqua nella pentola si sta scaldando… cosa succede?
Se il suono, si diffonde a 300 metri al secondo se sentite il tuono tre secondi dopo il lampo, a che distanza è la nuvola?
Il vetro di una finestra rotta, la limatura di ferro regalata dal fabbro sparsa sopra e il magnete di una dinamo da bicicletta passato sotto il vetro: la limatura si spostava senza essere toccata… assumeva forme strane… era l’attrazione magnetica.
Chissà perché quando andai all’I.T.I, molti concetti di fisica mi sembravano scontati!
Diversivi? Certo costruire gli aquiloni con la carta dell’uovo di Pasqua fu una bellissima esperienza.
Facemmo la colla cuocendo farina ed aceto… ricavammo le stecche schiacciando le canne raccolte al fiume… le maestre fornirono la carta a chi non aveva avuto l’uovo e lo spago a chi non poteva permetterselo ma, alla fine, tutti gli aquiloni volavano e tutti noi sapevano il perché. La maestra era nostra amica e le potevamo chiedere tutto quello che ci interessava.
Un anno andammo perfino a fare una “passeggiata a piedi” fino vicino al ponte sul Lamone: passava il giro d’Italia in bicicletta… e li, tutti in fila, facemmo il tifo per Vito Ortelli, campioncino di Faenza, gregario di Coppi e, una tantum, vincitore di qualche gara.
Non c’era bullismo: i rari atti di prepotenza del più grosso verso il più piccolo erano subito puniti dalla maestra con ceffone… a casa poi arrivava il resto!
Velia Cimatti Ricci era la mia maestra: ha dato tanto a tutti noi e non la scorderò mai.
In tutti i paesini o agglomerati di case esisteva una scuola elementare: conobbi Don Severi, ormai vecchio Parroco di Campiuno, un mini paesino sopra Borgo Tossignano che fino a dieci anni fa, era abitato da famiglie che avevano scelto di isolarsi un po’.
A Campiuno c’era una scuola monoclasse con una dozzina di bambini che facevano dalla prima alla quinta classe tutti insieme e una sola maestra veniva da Imola con la “corriera” fino a Borgo Tossignano.
Don Severi, con una vecchia motocicletta che – diceva lui – consumava più olio che benzina, andava a prenderla per portarla a scuola e dopo la lezione, la riportava indietro.
Mia figlia, al Liceo, ha imparato dov’è la Puglia quando ce l’ho portata in ferie… e sbarcando a Portoferraio ha chiesto: “Babbo… ma l’Isola d’Elba, è in Italia?” quanti laureati conoscono il nome della capitale dell’Honduras? E cos’è l’equinozio?
Ora, la metà dei quindicenni non sa perché si fa sera e si fa giorno, siamo la Nazione con gli studenti più asini d’Europa e in costante progressivo peggioramento.
Vi ho raccontato piccoli flash del mio vissuto e nessuno può confutarlo perché li c’ero io! Alle medie , fatte a Faenza, gli insegnanti erano fantastici e si imparava divertendosi.
Riguardo la situazione attuale, non voglio entrare in polemiche perditempo e nemmeno dare giudizi o soluzioni: mi affido a dati forniti da docenti.
Il Prof. Enzo Martinelli, Provveditore agli studi di Siena, dice che la media europea è di un insegnante ogni 16 ragazzi mentre in Italia è di uno ogni 7 ÷ 8 ragazzi.
È vero che le paghe sono più basse della media europea ma, malgrado questo, la scuola italiana riesce a costare il 20% in più… ed è più alta della media europea anche la spesa per libri e “accessori” spesso inutili ai fini dell’apprendimento.
C’è un problema di preparazione degli insegnanti: nelle interviste ne ho sentiti alcuni parlare Italo - Romanesco o Italo - Siculo sbagliando i tempi dei verbi e usando espressioni dialettali italianizzate.
Da un vecchio scritto di Federico Niccoli, traggo: “Nel 2008, come ci informa il nostro avv. Domenico Barboni, la Corte dei Conti ha condannato un insegnante assenteista a pagare, a titolo di risarcimento, la non modesta somma di 50 mila euro.”
Poi abbiamo avuto i “Baroni”, le spogliarelliste, i concorsi truccati… anche dal punto di vista morale, cosa insegniamo ai giovani?
E chi controlla l’avanzamento dei programmi di studio?
Bisogna ridurre il costo della scuola uniformandoci agli standard europei!
Se in Europa ogni insegnante ha mediamente 16 allievi, non capisco perché gli insegnanti italiani debbano averne 6 o7! Io sono stato in classi da 25 alle medie e da 32 all’ITI di Forlì ma senza arrivare a tanto, credo che 16 alunni si possano gestire.
Con meno insegnanti, si potrebbe pagarli meglio uniformandoci all’Europa anche in questo. In alcune nazioni, so che fanno degli esami attitudinali prima delle assunzioni degli insegnanti e ci sono periodici controlli sul loro operato!
I libri di testo, sicuramente andrebbero scelti meglio e vi spiego il perché.
Mia figlia, a quei tempi, era al Liceo scientifico: un giorno tornò a casa e mi chiese se potevo spiegarle la forza centripeta perché – in classe – non l’aveva capita nessuno!
Le macchine tessili hanno centinaia di componenti rotanti e molto spesso bisogna far calcoli precisi per evitare rotture durante il funzionamento: io le progettavo e avevo dimestichezza con quel problema… provai a leggere il libro di mia figlia e andai in confusione! Misi via il libro e spiegai a voce con parole mie: Mia figlia capì subito e mi chiese:- “Tutto qui?”
I libri andrebbero letti… esaminati prima di ordinarli: il nome altisonante di un autore, non garantisce che quanto egli scrive, sia assimilabile dal lettore.
Il “Farsi capire” è una dote che non tutti hanno.
Il peso dei libri: c’è carta molto bella e costosa, pesantissima! Non si può costringere bambini o adolescenti a portare zainetti di 12 Kg. sulle spalle o in bici.
Riguardo la roba costosa che non serve allo studio alcune cose vengono imposte dalla moda e lo studente le vuole perché ce l’hanno tutti… la scuola potrebbe dire qualcosa già dall’anno prima, ogni anno.
Non credo in una scuola privatizzata autogestita senza controlli ma se non ci adeguiamo agli standard europei, il rischio è grande e voglio porre una domanda ai lettori, insegnanti compresi.
C’è lo standard medio europeo che costa di meno e insegna di più… c’è lo standard medio italiano che costa di più e insegna di meno: quale tipo di scuola comprereste voi coi soldi vostri?
Gian Franco Bonanni
Il mio Sussidiario alle scuole elementari da me restaurato
Nessun commento:
Posta un commento